Butter di Asako Yuzuki

Una giornalista e una cuoca assassina sono unite dalla passione per il cibo in un thriller ispirato a una storia vera. Si potrebbe riassumere così Butter, il bestseller di Asako Yuzuki che dopo aver ricevuto il Premio Naoki in Giappone (il più alto riconoscimento nazionale) arriva nelle librerie italiane il 16 Aprile grazie a HarperCollins, ma sarebbe riduttivo. Yuzuki prende un fatto di cronaca e lo sfrutta per raccontare la grassofobia e i canoni di bellezza impossibili imposti alle donne che ancora sono all’ordine del giorno in Giappone.

L’autrice

La storia

Rika Machida lavora come giornalista in una rivista tutta maschile e ha un pensiero fisso: intervistare Manako Kajii e apprendere dalla donna la verità sugli uomini che frequenta, deceduti dopo che Manako ha cucinato per loro. Siccome Manako non rilascia interviste, Rika l’approccia chiedendole una ricetta dando così vita a una frequentazione insolita. 

La storia di Manako è ispirata al caso di cronaca della The Konkatsu Killer, Kanae Kijima. La donna è stata condannata per aver ucciso tre promessi sposi conosciuti su siti dedicati alla “caccia al matrimonio” (in giapponese appunto konkatsu) ed è sospettata di almeno altri quattro. Nella storia di Kanae alcune delle cause di decesso sono tuttora ignote. In quella di Manako, invece, l’elemento che accomuna le presunte vittime sarebbe il rapporto che hanno creato con la donna tramite il cibo, ma non solo.

I temi

Le due donne si trovano agli antipodi. Rika potrebbe essere il ritratto della femminista di oggi: indipendente, concentrata sulla carriera che mette il suo benessere e il suo valore al primo posto, disdegna la figura della donna nata per vivere al servizio dell’uomo. Per Manako d’altro canto dedicarsi alla cura, al sostegno e al conforto di un uomo è “la missione che ci hanno affidato gli dei” e compierla eleva la donna a una posizione simile a una dea. Ascoltando le parole di Manako sembrerebbe che sia stata questa sua visione della vita a permetterle di “intrappolare” gli uomini. Il romanzo mette in luce come vivere agli estremi di queste visioni non sia la via percorribile e come entrambe le donne abbiano sviluppato la propria visione a causa del rapporto coi propri padri.

L’evoluzione di Rika avviene attraverso il cibo. Più che le parole di Manako, ciò che la colpisce sono le sensazioni provate quando mette in pratica le sue ricette e segue le orme della donna sulla base dei suoi racconti. Il piacere provocato dal cibo apre ogni volta una porta nuova dietro la quale si nascondono varie consapevolezze. Sono sempre più evidenti le contraddizioni delle aspettative che le società ha sulle donne: essere concentrate sulla carriera, ma anche sulle premure da accordare agli uomini; essere femminili e formose, ma non troppo; se un uomo prende peso va bene, se lo fa una donna non si sta impegnando abbastanza – a meno che non lo faccia per lavoro, in quel caso potrebbe forse probabilmente essere giustificata; poi, però, non va bene neanche fare la dieta. La lunga serie di prese di coscienza porta a porsi quella che dovrebbe essere la domanda cardine: la società darebbe mai veramente credito se queste aspettative fossero rispettate? 

Yuzuki riesce a esporre e denunciare questi temi in modo perspicace, anche se spesso i commenti dei personaggi coi quali Rika interagisce vengono smantellati nella sua testa e non con un confronto diretto. 

Conclusioni

Ciò che rende particolare Butter è l’aver fatto un ritratto della società giapponese con la scusa di indagare su un mistero, ma questo rischia di avere un effetto boomerang per via della costruzione del testo.
Il romanzo è pregno di descrizioni molto minuziose del cibo, dalla sua preparazione al sapore tanto degli ingredienti, quanto del prodotto finale. Se questo può essere affascinante per le prime due, tre, anche quattro volte col tempo diventa ripetitivo. Questo livello di dettaglio in alcuni casi aumenta l’intensità delle scene. In tanti altri, però, rallenta la lettura non solo per via della lunghezza e della frequenza delle descrizioni, ma anche perché spesso interrompe dialoghi o flussi di pensiero. Il risultato è che la storia si muove avanti a rilento e se la lentezza non è necessariamente un elemento negativo per alcuni lettori purtroppo non giova a quel pizzico di mistero che si sta costruendo. 

Se letto con l’esclusiva aspettativa di indagare sul caso di Manako con lo stesso livello di suspance di un thriller (nonostante possa ricordarli, la dinamica e la chimica tra Rika e Manako sono ben lontane da quella tra Clarice Starling e Hannibal Lecter), Butter potrebbe deludere un po’. E’ un testo che va affrontato con la disponibilità a rallentare, a riflettere e ad assaporare ogni parola con la calma con cui si assapora un piatto stellato. 

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